Ho accolto con molto piacere l’invito di Salvatore Polito a presentare i risultati della sua azione didattica svolta nella Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari negli aa.  aa. 94/98, non soltanto per la qualità alta dei risultati raggiunti, ma anche per il significato da lui dato al suo impegno didattico.
Conoscevo Salvatore Polito soltanto attraverso alcuni suoi scritti memorabili, comparsi su Controspazio fra il 1971 e il  1973, sul tessuto residenziale storico di Roma (Fonti di archivio per una storia edilizia di Roma. I libri delle case dal ‘500 al ‘700: forma ed esperienza della città), saggi a firma congiunta con Roberto Fregna che meritoriamente fuori dell’ideologia andavano allora a irrobustire il filone degli studi tipologici italiani, senza tuttavia pagare pegno alla “Tendenza”. Inserendosi naturalmente nel filone di studi muratoriani, spostavano con cautela l’attenzione dal pericoloso e apparentemente facile passaggio “dall’analisi al progetto” allora imperante, verso più consapevoli forme di approcci progettuali.
L’ho conosciuto poi di persona quando mi trasferii sulla cattedra di Composizione della Facoltà di Architettura  di Bari nel 1991: allora Polito era professore di Architettura e composizione architettonica nella Facoltà di Ingegneria. Con l’inizio del quarto anno di vita del CdL in  Architettura (aa. 94/95) e del secondo anno di sperimentazione del nuovo ordinamento (N.O.) gli chiesi di accettare la supplenza di Composizione architettonica 2a annualità nell’allora attivando Laboratorio 2 di Progettazione architettonica. La sua presenza nelle due Facoltà contribuì a superare con eleganza qualche incomprensione fra esse che aveva caratterizzato gli inizi. Successivamente nell’aa. 96/97 Salvatore decise di trasferirsi nella Facoltà di Architettura della 2° Università degli studi di Napoli, ma volle ugualmente onorare un impegno preso non solo con la Facoltà di Architettura di Bari, ma soprattutto con se stesso. Devo qui infatti testimoniare a favore non solo del suo grande senso di responsabilità nell’accostarsi con freschezza d’animo e innata passione ai contenuti del N.O.; ma anche del suo rovello per mettere a punto metodiche e procedure didattiche innovative che avrebbe potuto verificare solo nell’arco di almeno un triennio pieno.
Il contributo di Polito all’equilibrio e al pluralismo dell’azione didattica del CdL in  Architettura si rivelò subito prezioso, come questo quaderno sta a ben dimostrare, fornendo una originale interpretazione delle sollecitazioni che la tabella XXX forniva verso lo studio di un  “piccolo insieme architettonico”.
La strada scelta del progettare “intorno” ad una preesistenza reale ma estrapolata dall’ambiente originario per riproporla in differenti condizioni di supporto geomorfologico si è rivelata infatti ricca di inedite implicazioni formali ed educative.
Se infatti ha costretto gli allievi a confrontarsi con le dure necessità del tipo edilizio, dall’altra ha fatto scoprire loro le straordinarie ricchezze del tessuto che da esso può trarre origine.
Un processo educativo che responsabilmente ha optato in genere per case unifamiliari a schiera costruite in muratura continua,  pervenendo a sintesi costruttive esaltate dalla sinergia con il modulo di Progettazione esecutiva dell’architettura guidato con sicurezza dall’architetto Dino Monelli.
Una maniera “disciplinata e severa” di introdurre i giovani all’architettura, la cui stima e affetto verso Polito, anche per quel suo modo di porgere le cose con naturalezza, ho avuto modo di verificare più volte. E questo mi sembra sia da annoverarsi fra i reali successi di un corso universitario.
Voglio infine concludere ricordando il responsabile contributo di Salvatore Polito alla creazione di un quadro docente locale: una maniera, forse la migliore, di lasciare una traccia durevole del proprio passaggio nella Scuola.

                                                                       Politecnico di Bari, 23 febbraio 1999
                                                                                              Claudio D’Amato